La maschera del benessere: quando la ricerca di serenità diventa una fuga

Oggi siamo immersi in una vera e propria cultura del benessere. Ovunque vediamo persone che praticano yoga, meditazione, che accendono candele profumate, ordinano la casa e passeggiano in natura, tutte attività che promuovono l'idea di equilibrio e crescita interiore. Tisane, routine di cura di sé, e ambienti perfetti sono diventati simboli di un benessere che si declina in ogni aspetto della nostra vita quotidiana. Questi momenti di apparente tranquillità sono diventati un must, ed è facile cedere alla tentazione di credere che più tempo dedichiamo a queste pratiche, più stiamo davvero migliorando noi stessi. Ma c'è un problema nascosto: queste pratiche, che sembrano promuovere la calma e la serenità, si stanno trasformando, senza che ce ne accorgiamo, in una via di fuga dalle difficoltà, dalle emozioni scomode, e soprattutto dai pensieri che ci mettono di fronte a ciò che non vogliamo vedere.

La fuga elegante: benessere come maschera

In un mondo in cui la visibilità e l'approvazione sociale sono diventati quasi essenziali per sentirsi apprezzati, queste routine di benessere sono perfette. Sono esteticamente gradevoli, accettate e sono ciò che ci permette di mostrarci agli altri come equilibrati, centrati e "sul cammino giusto"

D’altronde, chi non vorrebbe essere visto mentre medita su un tappetino perfetto o sorseggia una tisana in una stanza luminosa e ordinata?

La bellezza e l'estetica di queste pratiche hanno preso piede e ci fanno sentire parte di una comunità che ci apprezza, che ci accetta. La realtà è che ci stiamo raccontando una storia di crescita e guarigione che non sempre corrisponde alla verità.

In molti casi, queste pratiche non sono altro che un modo per nascondere il disagio, il dolore, e le emozioni scomode che non vogliamo affrontare.

Il doppio standard dell'evitamento

Mentre questo tipo di evitamento estetico è ampiamente accettato e persino applaudito, esistono altre forme di evitamento che sono molto più evidenti e spesso stigmatizzate. Mangiare compulsivamente, fare shopping senza freni, o altre forme di comportamenti impulsivi sono pratiche che, al contrario, attirano critiche immediate. Queste forme di evasione sono difficili da nascondere e, spesso, ci fanno sentire come se avessimo qualcosa che non va. Tuttavia, l'evitamento estetico, mascherato da tranquillità e auto-cura, viene visto come un segno di maturità e di equilibrio emotivo. 

Eppure, dietro la calma apparente si nasconde lo stesso bisogno di sfuggire, di non affrontare la realtà, ma con il vantaggio di sembrare "giusti" agli occhi degli altri.

La consapevolezza, la presenza e la serenità che si promuovono attraverso queste pratiche sembrano essere sinonimi di crescita e benessere, ma non sempre lo sono. La vera consapevolezza non consiste nel rimanere in silenzio e lasciare che tutto scivoli via, ma nel confrontarsi con ciò che ci disturba, con ciò che ci fa paura, e con ciò che ci provoca dolore. 

La vera crescita non arriva evitando il disordine, ma affrontandolo.

La calma e la serenità che vediamo intorno a noi sono spesso solo una maschera che nasconde emozioni più difficili da gestire, e il pericolo è che ci convinciamo che stiamo facendo progressi solo perché ci stiamo rifugiando in routine piacevoli, ma poco sostanziali.

L'evitamento ha sempre un prezzo

L'evitamento, non importa quanto elegantemente decorato, ha sempre un peso. Un peso che si accumula nel tempo, che porta a una stasi emotiva, a un malessere che lavora sottopelle, alimentato da una continua fuga da ciò che davvero ci serve affrontare. 

Anche se cerchiamo di convincerci che stiamo "fiorendo" in un ambiente perfetto e tranquillo, la realtà è che stiamo solo rimandando ciò che non vogliamo guardare.

La vera crescita non è una questione di decorare la nostra vita, ma di affrontarla, anche quando è disordinata, confusa, dolorosa. 

La serenità, quando è cercata solo come un mezzo per evitare le emozioni difficili, diventa una trappola che ci allontana da noi stessi, dal nostro vero io, e dalle relazioni autentiche che potremmo costruire se solo permettessimo a noi stessi di essere vulnerabili.

La libertà è nell'affrontare la realtà, non nella fuga

La realtà, anche quando è brutta, disordinata e dolorosa, è sempre più liberatoria di qualsiasi via di fuga esteticamente curata. La vera guarigione non è fatta di stanze perfettamente ordinate o di rituali di benessere che mascherano il nostro malessere. È fatta di coraggio, di apertura, di disordine emotivo, di momenti in cui, invece di nascondersi dietro una maschera di serenità, permettiamo a noi stessi di sentire veramente, di esprimere ciò che ci fa male, di affrontare le difficoltà con autenticità.

Sì, è bello vivere una vita che sembri tranquilla e ordinata, ma non dobbiamo confondere la pace esteriore con la pace interiore. La pace interiore non è l'assenza di dolore, ma la capacità di viverlo, di accoglierlo e, infine, di superarlo. Non è nelle tisane o nelle candele, ma nel coraggio di affrontare ciò che non vogliamo vedere. 

La vera crescita non avviene quando ci nascondiamo, ma quando ci mettiamo di fronte alla nostra verità, senza maschere, senza fughe. E, a volte, la verità è disordinata. Ma è reale. E questa realtà, anche se a volte dolorosa, è l'unica via verso la libertà.

Stefania

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