Riavvicinarsi a sé stessi: il primo passo verso la pace interiore
Ci sono momenti nella vita in cui ci si accorge di non essere davvero padroni della propria direzione. Si va avanti, sì, ma più per impulso che per scelta. Le giornate scorrono, ma a guidarle non è una volontà consapevole, bensì una reazione continua agli stimoli esterni: una parola detta male, un giudizio ricevuto, una paura risvegliata.
Bastano piccoli eventi per destabilizzarci e farci sentire persi, come se la nostra stabilità dipendesse sempre da qualcosa o qualcuno al di fuori di noi.
È come vivere sospinti da correnti invisibili, incapaci di ancorarci a qualcosa di stabile. Si corre, si cerca, si rincorre… ma spesso senza una vera direzione. Si è come foglie in balìa del vento, mosse da forze che non si comprendono fino in fondo. E in questa danza caotica tra desideri non appagati e timori profondi, si rischia di perdere di vista ciò che conta davvero: la propria essenza.
Eppure, dentro ogni essere umano esiste un punto che non si muove. Un luogo intimo, silenzioso, che osserva tutto ma non si lascia travolgere. È una presenza che non giudica, non reagisce, non pretende. Rimane, semplicemente. Ed è lì che risiede il vero centro. Quel centro che non ha bisogno di approvazioni, di sicurezze o di risultati per esistere.
Ritrovare quel punto significa cominciare a vivere con intenzione. Significa fermarsi, ascoltarsi, osservare il proprio funzionamento con onestà. Senza colpevolizzare, senza giustificare. Solo così si può iniziare a disattivare quei meccanismi automatici che ci allontanano da noi stessi.
Chi sceglie di abitare la propria presenza compie un atto rivoluzionario. Inizia a rispondere, anziché reagire. A scegliere da uno spazio più profondo, non più dettato dalla paura o dal bisogno. E così, passo dopo passo, emerge una nuova traiettoria. Una via guidata non più dall’esterno, ma da una bussola interiore che conosce il cammino.
Essere centrati non significa diventare immobili o indifferenti. Significa essere radicati in sé stessi al punto da non essere più travolti dal caos attorno. Significa camminare nel mondo con fermezza e delicatezza, restando fedeli a ciò che si è, anche quando tutto cambia.
E proprio da questa stabilità nasce la possibilità di servire davvero. Non per dovere o riconoscimento, ma come naturale espressione di chi ha trovato il proprio centro. In silenzio, con umiltà, in sintonia con un ordine più grande.
Il resto — il correre, l’agitarsi, l’apparire — è solo il rumore di chi ancora non ha scoperto di avere, dentro di sé, una stella immobile che brilla senza bisogno di conferme.
Ed è proprio in questo spazio silenzioso, stabile e profondo che inizia il vero lavoro su di sé. Non si tratta di diventare qualcun altro, ma di tornare a ciò che si è sempre stati, sotto gli strati delle paure, dei ruoli e delle aspettative.
Nel mio lavoro come educatrice e terapeuta del benessere, accompagno le persone in questo viaggio di ritorno a casa. Non offro soluzioni preconfezionate, ma creo spazi in cui ognuno possa riscoprire la propria verità, il proprio ritmo, il proprio centro. Attraverso il dialogo autentico, la scrittura riflessiva e la presenza consapevole, aiuto chi si affida a me a smettere di reagire alla vita e iniziare finalmente a viverla.
È un cammino fatto di piccoli passi, di ascolto profondo, di scelte coraggiose. Ma è anche un percorso incredibilmente liberatorio, perché ti restituisce a te stesso. Non come una versione migliorata o più “giusta”, ma come l’essere unico e pieno che sei sempre stato.
Stefania
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